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Fino a poco tempo fa il Tempio del Video sorgeva a Milano, in piazza S.Maria Beltrade, in un sito carico di Storia… anche cinematografica… almeno a partire da vari resoconti e secondo la ricostruzione di Bruno Pellegrino che scrive:
<<Nel fianco orientale della via Torino, tra gli Spadari e San Sebastiano, si apre una piazzetta rettangolare - detta di Santa Maria Beltrade - incorniciata da scintillanti vetrine alla moda e insegne multicolori tra cui quella, storica, dell'Astoria.
Appare sul fondo, stretto fra alte cantonate, un brandello di facciata tardo cinquecentesca che ostenta un vecchio portale (n.6) coi battenti borchiati sotto il ricurvo frontone, mentre nel timpano della finestra al primo piano lentamente si sfalda la figura scolpita di un cane (o leone) rampante.
Prima dell'ultimo conflitto il centro della piazza era ingombro di un grumo di casupole secolari che confinavano, a sud, col tratto ora scomparso di via Asole e, a nord, con una stradina di Santa Maria Beltrade dal titolo della chiesuola di cui lambiva il fianco destro. A sua volta questa si chiamava così per certa contessa franca (Berterade?) che nel IX secolo l'avrebbe fondata.
La parrocchiale, che per tutto il medioevo e fino al 1589, ospitò l'annuale festa della Candelora, volgeva l'abside, che aveva piatta, alla via Torino, giusto là dove oggi vi risvolta l'edificio al n.4 della piazza, mentre la facciata dava su di un raccolto sagrato aprentesi a metà della viuzza che costeggiava il tempio e che poi, piegando a gomito, andava a sfociare nella contrada delle Asole.
Rifatta in veste barocca nel XVII secolo, e riassettata nel successivo, la chiesa passò un brutto quarto d'ora durante il periodo napoleonico allorchè, incamerata dal Ministero delle Finanze, rischiò d'essere soppressa e quindi ceduta ad una certa ditta come saldo di un credito di 60 mila lire che questa vantava per dei macchinari forniti alla Zecca….
Ma s'era trattato di un falso allarme, anche se poi, verso la metà dell'800, la chiesa, dopo essere stata rielaborata in forme goticizzanti, venne davvero sconsacrata e adibita agli usi più disparati.
Finchè, agli inizi del 1920, fu ceduta a privati per la somma di lire 2.230 mila (poco più di 1.291 e rotti milioni di euro) e trasformata in sala cinematografica - il Cine Regina - inaugurata un certo giorno del 1923 con un film muto di Charlie Chaplin interpretato da Adolphe Menjou: “La donna di Parigi”
Nel 1928, per consentire la creazione dell'attuale piazzetta, il millenario edificio venne senza troppi rimpianti demolito…>>
La leggenda vuole che proprio nel 1928 l'ultima proiezione fosse “The Mountain Eagle, l'aquila della Montagna” (1926) di Alfred Hitchcock.
Si tratta di un film mitizzato in quanto in tutto il mondo non ne è mai più stata rinvenuta una copia integra!
Questa opera seconda di Hitchcock sembra sia andata perduta per sempre, però le bobine proiettate in Santa Maria Beltrade non vennero più restituite e forse, coinvolte nella distruzione dell'edificio, ora giacciono indisturbate in qualche scantinato sepolto per sempre sotto la piazza. Tuttavia, essendo le pellicole dell'epoca composte di nitrati deperibili, è più che probabile che anche qualora le scatole del film fossero riportate alla luce conterrebbero soltanto polvere.
Della chiesa <<…si salvò unicamente il bassorilievo romanico che stava murato sul fianco destro e riproduceva la processione dell'Idea: un immagine lignea di Madonna con Bambino che durante la festa della Candelora, il 2 febbraio, veniva recata fra ceri accesi da Santa Maria Beltrade alla Cattedrale del Duomo. Bassorilievo che prese malinconicamente la via del Museo Archeologico dove tuttora giace. Almeno si spera.>>
Ai margini di quelle rovine era sorto, 60 anni dopo, il Tempio del Video.
Così non era raro che qualche studioso/cine-archeologo ci chiedesse di visitare il dedalo di scantinati che si snodava sotto il negozio nella speranza di ritrovare una bobina perduta de “L'aquila della montagna” di Hitchcock e poi, nella migliore delle ipotesi, finisse per tornarsene a casa con un dischetto digitale de “La donna di Parigi” di Chaplin come souvenir.
E ancora oggi, anche se la sede si è spostata di qualche metro, i custodi del "Tempio" possono ritrovare la strada per accedere a quei misteriosi cunicoli...
































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